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Aziende dell’arredo e design: quale scenario?

Conversazione con David Pambianco, Direttore Pambianco Design

Furniture visual

Le aziende stanno di nuovo vivendo momenti di incertezza, eppure quelle dell’arredamento e design sembrano toccate meno di altre da questa situazione così particolare. Qual è la sua opinione in merito?

A mio avviso vanno presi in considerazione due aspetti: da un lato, tutti noi ci siamo avvicinati di più alla casa. L’ambiente casa ha accolto altri ambienti che di solito non gli appartengono come la scuola e l’ufficio, quindi si è palesata la necessità e il desiderio di organizzare e arredare gli spazi con un’ottica diversa. Inoltre, questo è un settore che ha dinamiche più lente rispetto ad altri, quindi anche eventuali investimenti sono frutto di decisioni di lungo periodo che vengono influenzate solo in parte dalla situazione contingente.
 

Secondo lei è cambiato l’approccio di queste aziende verso il mercato?

Il sistema del design/arredamento è molto ancorato alla sua cultura industriale. Rispetto ad altri settori ha ancora un imprinting produttivo, sono aziende più “fabbrica centriche” che “consumer centriche”. La visione sta cambiando, ma c’è bisogno di tempo: spostare l’attenzione sul consumatore significa rivedere molte logiche aziendali, la distribuzione per esempio, il che comporta tempi necessariamente lunghi. Nei grandi cambiamenti, però, ci sono sempre dei precursori e alcune aziende “tradizionali” hanno già intrapreso un percorso di avvicinamento al pensiero del consumatore.
 

Un nuovo concetto nato dalla pandemia è “trasformazione digitale”, cosa ci può dire in proposito?

Sicuramente in tre mesi le aziende del design e dell’arredamento hanno fatto un salto digitale che in condizioni normali avrebbero fatto in tre anni. Si sono rese conto che avevano già a disposizione gli strumenti, bastava imparare ad usarli; le aziende sono dovute uscire “dalla fabbrica” per andare incontro ai clienti, quando fino ad oggi era vero il contrario. E’una piccola rivoluzione ancora in atto, ma dalla quale non si torna indietro: è un aspetto, a mio avviso, positivo della “nuova normalità”.
 

E’difficile fare una previsione, ma come vede i prossimi mesi?

La grande discriminante sarà la disponibilità o meno del vaccino che, se disponibile, potrà anche riportare il settore ai numeri del 2019. Certo è che avendo subito una flessione minore rispetto ad altri, le aziende del design partono avvantaggiate nell’affrontare il 2021. Per certi aspetti sono aziende in trasformazione, alla ricerca di un proprio percorso e ci vorrà ancora del tempo per consolidarsi. Certamente la distribuzione andrà ripensata così da consentire al consumatore, il “nuovo” interlocutore di queste aziende, un’esperienza “omnichannel”. Dal punto di vista strutturale, la concentrazione di aziende in gruppi di design è auspicabile e rafforzerebbe il nostro posizionamento sui mercati esteri, a patto di non compromettere la flessibilità e la dinamicità che viene tanto apprezzata dai clienti stranieri.
 

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