La pelle? Un materiale virtuoso e sostenibile
Conversazione con Giancarlo Dani, Managing Director - Gruppo Dani.
Il dibattito sulla pelle naturale è molto acceso e controverso.
Secondo lei quali sono gli aspetti da sottolineare per assicurare un confronto trasparente e informato su questo tema?
Il dibattito è acceso perché c’è ancora poca informazione. Dobbiamo partire da un concetto fondamentale: non esistono bovini macellati per la loro pelle. Ciò che noi produciamo e valorizziamo nasce come sottoprodotto dell’industria alimentare, che soddisfa un crescente fabbisogno mondiale di latte, dei suoi derivati e di carni. Partiamo da qui. Poi, grazie alla tracciabilità, alle certificazioni e agli audit verso i fornitori si può arrivare a garantire che il sottoprodotto da cui partiamo per realizzare la pelle provenga solo da zone del mondo e da aziende virtuose. Aree in cui si rispettano l’ambiente e gli animali e in cui ci sono regole e standard di lavoro elevati, con una circolarità virtuosa ai processi economici. Sin dalle origini dell’uomo la pelle nasceva da questo principio: e nel nostro caso è così ancora oggi.
Oggi quando parliamo di naturalità della pelle non parliamo solo dell’effettiva naturalità del materiale o di economia circolare, ma anche delle sostanze che si utilizzano nel processo. Come Dani abbiamo già iniziato a lavorare per rendere concreto l’inserimento nel processo produttivo di prodotti bio-based, contenenti quindi Carbonio di origine Organica piuttosto di usare le tradizionali sostanze chimiche costituite da Carbonio di origine Fossile. La pelle è l’unico materiale, che al confronto con altri, dimostra queste caratteristiche e che può essere riconosciuta come vero “prodotto naturale”. Il confronto su questo tema può essere trasparente e onesto: esistono, infatti, già diverse norme che ci permettono di misurare e confrontare prodotti naturali e non, come le analisi del contenuto di carbonio organico.
Che significato ha per voi la Sostenibilità?
L’unico significato che ricerchiamo in questa parola, che da molti anni ormai fa parte delle nostre fondamenta aziendali, è essere pienamente responsabili verso le questioni ambientali e sociali. Tutti noi, imprenditori e industriali in primis, dobbiamo avere rispetto di ciò che ci circonda. Consapevoli che in alcuni momenti storici purtroppo abbiamo lavorato con poca coscienza e attenzione di quanto potevamo impattare verso il mondo. Ora nessuno può produrre qualcosa senza confrontarsi con questo tema, perché il lavoro è importante ma la vita - e la qualità della vita - di tutti noi lo è molto di più.
Dani opera in questo settore dal 1950, come è cambiato negli anni l’utilizzo della pelle?
Negli anni del dopoguerra c’era bisogno di tutto. La pelle ha avuto un ruolo determinante prima di tutto nella calzatura, che era uno dei primi grandi bisogni dei cittadini italiani che uscivano da un periodo così difficile. Un altro grande utilizzo che ricordiamo è quello degli indumenti da lavoro come scarpe di sicurezza, grembiuli, guanti per i lavoratori di altre imprese: era il boom economico. Poi è arrivato il design, la moda e il mondo del lusso e dell’auto: e questi sono precisamente i settori in cui stiamo ancora lavorando.
Questo è un materiale trasversale utilizzato in molti settori
Quali sono i mercati che continuano a puntare sulla pelle naturale e perché?
La pelle ha differenti qualità, dalla resistenza alla durevolezza, è traspirante e naturale, per non parlare delle molteplici sensazioni che trasmette al tatto e alla vista. Questa varietà di caratteristiche che possono poi variare da articolo ad articolo sono entrate con forza nel DNA di tantissimi brand e prodotti. Pelletteria, abbigliamento ed arredo sono i principali, così come nelle finiture per l’automotive, aviation e shipping.