PMI: a che punto siamo con la digitalizzazione?
Conversazione con Andrea Silvestri, Sales Director Manufacturing

Digitalizzazione delle PMI: Verso una Strategia a Lungo Termine
In seguito alla pandemia, 7 PMI su 10 si sono dotate di strumenti marketing digitali per avvicinarsi maggiormente ai propri clienti. Non solo, ma ad oggi il 34% delle PMI ha adottato l'e-commerce, il 42% servizi Cloud e il 64% conta nel proprio organico un Responsabile IT (Fonte Osservatorio Innovazione Digitale).
Nonostante questi dati incoraggianti, il livello di digitalizzazione delle PMI italiane è al di sotto della media europea. Cosa manca per passare da un approccio reattivo all’emergenza ad un approccio strategico e di lungo periodo? Quali sono i passi necessari per estendere la digitalizzazione ai diversi processi e rivedere i modelli di business?
Accelerazione della trasformazione digitale
La pandemia ha favorito un’accelerazione della trasformazione digitale nelle imprese: si dice che le imprese, durante il lockdown, abbiano fatto in 5 mesi quello che normalmente avrebbero fatto in 5 anni. Hanno saputo reiventarsi e recuperare un ritardo che rischiava di diventare irrecuperabile.
Le aziende hanno investito sulla visibilità on line e sulla promozione dei loro prodotti: era l’unico modo per poter interagire con il consumatore, per confermare la presenza sul mercato e le PMI hanno reagito. Hanno aperto siti e-commerce o si sono appoggiate a piattaforme esistenti, hanno incrementato la loro presenza sui social, capendo rapidamente logiche e linguaggi fino a ieri poco noti.
Esiste però anche un filone legato alla digitalizzazione meno visibile, ma forse ancora più conveniente verso il quale soprattutto le imprese più piccole sembrano ancora scettiche: stiamo parlando di integrazione dei processi, gestione e analisi dei dati, cloud computing.
Analisi di Andrea Silvestri
Andrea Silvestri, che conosce bene le PMI del comparto arredamento, ha provato a fare un’analisi delle motivazioni alla base di questo scetticismo.
Queste aziende tengono molto alla qualità dei loro prodotti, per loro il “Made in Italy” non è solo un brand, ma è un valore, qualcosa in cui credono anche perché spesso hanno investito generazioni intere di lavoro, un patrimonio economico e di conoscenza importante. Industrializzare i processi sembra quasi snaturare questo patrimonio, si fa fatica a percepire quanto valore aggiunto possano avere la gestione e l’analisi dei dati che può davvero fare la differenza nella gestione dei fornitori, degli ordini o nelle diverse fasi produttive per acquisire un vantaggio competitivo anche a bassi volumi e senza compromettere le caratteristiche e l’originalità della propria azienda.
Molte PMI dell’arredamento sono ancora organizzate con processi manuali o contano su tecnologie non propriamente all’avanguardia; producendo volumi contenuti, rispondono senza difficoltà alle richieste dei loro clienti, la domanda che si pongono quindi è perché rischiare di compromettere in qualche modo la qualità dei prodotti introducendo metodologie nuove che possono portare a ritardi o scarsa produttività? Viene forse sottovalutato che i vantaggi sul lungo periodo sono di gran lunga maggiori rispetto ai tempi e alle inefficienze transitorie che qualsiasi cambiamento comporta. La tecnologia può davvero dare una mano e gli incentivi statali rappresentano un’opportunità concreta per favorire questo percorso che, con il partner giusto, non è né lungo né complicato. Inoltre, grazie a incentivi pluriennali, è possibile ragionare su una pianificazione delle strategie di investimento di lungo periodo.
Un'opportunità da cogliere al volo!
In tema di digitalizzazione spesso le aziende più piccole si appoggiano a fornitori esterni e se c’è stata in effetti un’accelerazione verso figure marketing quali il Digital Manager o i Social Media Manager per le ragioni citate sopra, è giunto il momento di investire anche su figure legate alla valutazione e al monitoraggio dei processi aziendali con competenze di IT o di innovazione. Tutto ciò non significa affatto gettare alle ortiche un bagaglio di conoscenze e esperienze faticosamente accumulato negli anni, ma semplicemente affiancare al know-how aziendale figure professionali innovative che possano fondere i due approcci in un mix davvero vincente per l’azienda.
È ora di passare dalle idee ai fatti, perché se è vero che quasi il 90% dei vertici aziendali considera l’innovazione una necessità per lo sviluppo del business, nella pratica però le aziende che lavorano concretamente in questa direzione sono ancora poche. Il plus del Made in Italy, riconosciuto come eccellenza in tutto il mondo, non sarà più sufficiente per mantenere il nostro vantaggio competitivo. Il mondo sta andando in una direzione ben precisa ed è nostro compito accompagnare le aziende dell’arredamento in questo percorso che è già parte della nostra quotidianità, si tratta solo di calarlo nella realtà e nei processi aziendali senza più alcuna reticenza.
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